Negli ultimi giorni di agosto, dal viaggio in Corea al suo rientro a Roma, Papa Francesco ha stupito per alcune espressioni relative alla guerra e alla violenza: "E' una terza guerra mondiale, ma a pezzi"
ha detto il Pontefice commentando la drammatica situazione in Irak dove il nuovo Stato dell'Isis sta mietendo vittime tra Cristiani, Curdi e Yazidi. E poi ha fermato le posizioni pacifiste estreme che albergano anche dentro la Chiesa: "è lecito fermare l'aggressore ingiusto". E ha aggiunto, "dico fermare, non dico bombardare, fare guerra, fare violenze...". Qualche giorno prima ha ricordato la Prima Guerra mondiale "della quale ho sentito tante storie dolorose dalle labbra di mio nonno, che l’ha fatta sul Piave". Infine, stanno per uscire in edizione italiana le riflessioni di Papa Francesco sugli "Esercizi spirituali" di Sant'Ignazio di Loyola (fondatore dei Gesuiti, 1540, ordine religioso a cui appartiene il Papa): in quel suo testo, Papa Francesco cita tra lealtre cose anche il canto popolare alpino del "Testamento del Capitano" (in cui si ricorda il "Capitan de la Compagnia", ferito e in punto di morte, che manda a chiamare i suoi alpini perché lo vengano a salutare per l'ultima volta e ad ascoltare il testamento che lui ha da dire a loro; il testamento consiste nel tagliare il corpo del Capitano morto in cinque pezzi per farne dono alla bandiera, alla patria, alla fidanzata, alla mamma e alla montagna a diventare humus "di rose e fior"). Dal suo iniziale "buona sera", pronunciato dalla loggia della Basilica vaticana appena eletto pontefice a tutta una serie di gesti e parole fino a questi ultimi appena riferiti, Papa Francesco si conferma capace di espressioni tanto folgoranti quanto semplici, di quella semplicità delle cose di ogni giorno che contengono tutto il mistero del vivere, soffrire, essere felici, illudersi, smarrirsi e continuare a camminare.